20.4.06

Il sacconismo e la legge 30

IL SACCONISMO E LA LEGGE 30

Il nostro Sindacato ha intrapreso da sempre la strada che deve portare alla revisione profonda della legge 30 se non addirittura alla sua abrogazione.

Abbiamo coinvolto migliaia di lavoratori/lavoratrici, studenti e cittadini attraverso la raccolta di firme, promossa dal “Comitato Lavoratori Falcri contro la legge 30”, sotto forma di Petizione Popolare da presentare al nuovo Governo.

Non possiamo quindi che rilevare, con grande preoccupazione che, proprio al termine della consultazione popolare, da parte dei leader di Cisl e Uil vengano posti pesanti paletti affinché la legge 30 non cambi se non esclusivamente attraverso l’inserimento di quegli ammortizzatori sociali promessi e mai varati dall’uscente governo.

A conferma, di quanto affermato, il futuro Segretario Generale della Cisl ha dichiarato alla stampa addirittura che “la legge 30 non ha creato più precarietà come sostenuto invece dal centrosinistra”!

In palese contraddizione con quanto dichiarato alla stampa dobbiamo altresì rilevare che il Segretario Generale della Uil Angeletti durante la trasmissione “Ballarò” del 18 aprile ha duramente contestato le affermazioni dell’ex ministro Moratti ribadendo l’inadeguadezza della legge 30 che consentirebbe alle aziende che la utilizzano sfrenatamente una concorrenza sleale nei confronti di quelle aziende che non lo fanno. Per rafforzare questa sua tesi ha dichiarato che i contratti atipici dovrebbero costare di più proprio per regolarne l’utilizzo e che il lavoro buono si conquista combattendo quello cattivo.

A sostegno dei difensori della legge 30 interviene addirittura il governo uscente attraverso l’inossidabile sottosegretario al welfare Maurizio Sacconi che non solo annuncia barricate al Senato ma minaccia manifestazioni di piazza con tanto di “Comitati in difesa della legge Biagi”.

Ma cosa c’è da difendere della legge 30?

Cosa c’è di affascinante nel Job Sharing (lavoro ripartito), dove due giovani vivono un (1) posto di lavoro come due fratelli siamesi vivono la vita per cui se uno viene licenziato perde il posto anche l’altro!?

Oppure cosa c’è di positivo nel Job on call (lavoro a chiamata), dove un ragazzo è costretto ad attendere lo squillo del telefono per potere sperare di lavorare qualche ora?!

Ma non è finita qui! Come si fa a condividere un apprendistato lungo 6 (sei) anni, attraverso il quale le aziende (anche se “gonfie” di denaro!) risparmiano il 90% di contributi che scaricano sulla collettività e sottopagano legalmente di due livelli i giovani apprendisti?!

E non ci si preoccupa nemmeno che 2milioni e mezzo di lavoratori atipici, iscritti alla gestione separata dell’INPS, con un reddito medio annuo lordo di 11.000 euro (ipotizzando una crescita dei compensi del 2% annuo) a 65 anni e dopo 40 anni di contributi ininterrotti maturerebbero una pensione mensile di 410 euro?! E che solo se i contributi raggiungessero quelli da lavoro dipendente pari al 33% la pensione salirebbe a “ben 678 euro” mensili?!

E’ fondamentale che tutti i lavoratori respingano questi fenomeni di “sacconismo” che ciclicamente ritornano a galla attraverso le dichiarazioni di CISL e UIL.
La precarietà, al contrario di quanto afferma la CISL, esiste eccome, e viene drammaticamente vissuta nel quotidiano da tanti giovani come anche la Francia avrebbe dovuto insegnare.

La FALCRI BNL non smetterà di battersi affinchè ai giovani venga riconsegnata quella prospettiva e quella fiducia nel futuro che si realizza restituendo centralità al rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Roma, 20 aprile 2006 Segreteria ODC FALCRI BNL

www.falcribnl.com

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