28.2.06

Firenze. Lavoratori precari la protesta sale

Undicesimo lunedi contro la precarietà



27 FEBBRAIO 2006
UNDICESIMO LUNEDI CONTRO LA PRECARIETA’

Oggi per l’undicesimo lunedì consecutivo il Coordinamento Lavoratori Precari del Comune di Firenze ha manifestato in Consiglio Comunale, interrompendo con slogan a più riprese i lavori del Consiglio stesso. Sono ormai tre mesi che regolarmente presenziamo ai lavori del Consiglio, sono tre mesi che rivendichiamo il diritto ad un lavoro decente per una vita decente, e l’apertura di un serio confronto sul problema del lavoro, rilanciandone quotidianamente il valore e la centralità. Sono tre mesi che chi Amministra la città fa orecchi da mercante, dando prova di totale disinteresse per chi rivendica il diritto al superamento della precarietà, e dimostrando che il problema lavoro sta all’ultimo posto della loro agenda. E non ci dicano che hanno aperto il confronto, perché le due riunioni che ci sono state, quella sul piano occupazionale e quella sul lavoro atipico, sono state solo un’accademia di numeri, buoni forse per essere giocati al lotto, ma non certo buoni per dare risposte a chi un lavoro non lo ha.
Sperano forse di prenderci per sfinimento, ma non andrà così, perché continueremo lunedì dopo lunedì a tornare in Consiglio e ad essere la loro spina nel fianco.

LUNEDI 6 MARZO ORE 15.00 TUTTI/E
IN CONSIGLIO COMUNALE
PER IL DODICESIMO LUNEDI PRECARIO !

Perché la vita precaria è peggio dell’aviaria !

Coordinamento Lavoratori Precari Comune di Firenze

RdB –CUB

Firenze 27 Febbraio 2006

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27.2.06

Roma: 1-3/3 Tre giornate di mobilitazione cittadina

1 – 2 – 3 marzo 2006 Tre giornate di Mobilitazione cittadina Contro la precarietà ed i licenziamenti, in difesa dello Statuto dei Lavoratori e dei Diritti

Da mesi a Roma sono stati portate avanti dai lavoratori e dalle lavoratrici dell’UNIONE SINDACALE ITALIANA varie vertenze per opporsi ai tagli ai servizi, alle esternalizzazioni e privatizzazioni, alla precarietà lavorativa, ai tentativi di licenziamenti più o meno mascherati.
Ricordiamo la lotta degli asili nido e delle scuole d’infanzia contro la Morattizzazione applicata dal Comune di Roma, la difesa delle Biblioteche comunali, la battaglia per il riassorbimento dei lavoratori della ALL CLEAN, le vertenze nelle Cooperative sociali e nelle Associazioni che hanno appalti o affidamenti di servizi del terzo settore per conto del Comune di Roma o delle ASL.
Oggi la situazione in alcune vertenze sta diventando veramente “difficile” per il duro attacco portato alle condizioni di lavoro, con tentativi di licenziamento o di repressione, nei confronti di lavoratori e lavoratrici che si sono autorganizzati/e senza piegare la testa di fronte a padroni e dirigenti.
Dirigenti e padroni che hanno in molti casi come riferimento politico quell’area di centro, che vuol costruire il partito democratico.
Per questo l’USI insieme alle strutture dei lavoratori e delle lavoratrici, ad aree sociali autorganizzate, ha deciso di lanciare tre giornate di mobilitazione cittadina dal 1 al 3 marzo 2006, con tre presidi/assemblea ai quali invitiamo a partecipare compagne/i delle realtà di movimento romano.
- MERCOLEDÌ 1 MARZO dinanzi alla Direzione Provinciale del Lavoro, in Via de Lollis 12, dalle 14,30 alle 17, per esprimere il pieno appoggio ad una lavoratrice del Canile Municipale, RSA aziendale, sanzionata disciplinarmente con motivazioni pretestuose a causa della sua attività sindacale e della partecipazione ad Assemblee e iniziative, per ottenere il pagamento di stipendi arretrati e tutelare la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro;
- GIOVEDÌ 2 MARZO dinanzi alla sede della società di call center UNICAB s.p.a., in Via Nazionale 243, contro la precarizzazione estrema ed il tentativo della società di non rinnovare molti contratti di co.co.pro (circa 50) per una diminuzione degli appalti pubblici (ISTAT) e per la mancata applicazione di requisiti minimi garantiti dalla L. 626/94;
- VENERDÌ 3 MARZO dinanzi alla sede della Coop. Sociale ARCA DI NOE’, in Via Bellegra 31, dalle ore 14 alle 17, contro i tentativi del CdA di licenziare soci lavoratori e di rendere ancora più precarie le condizioni di lavoro di oltre 250 collaboratori a progetto sui 380 lavoratori impiegati, per salvare i posti di lavoro e la retribuzione, da un possibile scioglimento della cooperativa e per richiedere l’applicazione di contratti collettivi e le garanzie previste dalla normativa comunale in materia di appalti e affidamenti (le famose delibere consiliari n. 135/2000 e 259/2005).

RICORDIAMOCI CHE SOLO UNITI SI PUO’ VINCERE, SOLO LA LOTTA PAGA


USI AIT – VIA ISIDE 12 – FAX 06/77201444 – TEL. 06/70451981 – E-MAIL: usiaitl@yahoo.com


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www.usiait.it

Catania: forestali in sciopero contro il governo regionale

Sarà sciopero generale. Flai Cgli, Fai Cisl e Uila Uil scenderanno in piazza per protestare contro il Governo regionale a causa del mancato riordino del settore forestale in Sicilia. Intervento dell'on. Gianni Villari (DS).


CATANIA - Varare subito il disegno di legge per riordinare la forestazione siciliana e dare risposte ai lavoratori e al territorio. È questa la richiesta che anche i forestali catanesi fanno al governo nazionale e che li vedrà uniti ai lavoratori delle altre province siciliane, nella manifestazione del 15 marzo a Palermo.

Le segreterie provinciali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil hanno tenuto stamattina un attivo unitario con i forestali dei comparti di Catania e Caltagirone, per fare il punto della situazione e stilare il calendario delle assemblee per preparare la manifestazione regionale. Per il sindacato erano presenti Concetta Raia, Pasquale Timpanaro e Gino Mavica (Flai Cgil), Gaetano Camarda, Paolo Pintabona e Pietro Di Paola (Flai Cisl), Raimondo Cavallaro e Nino Marino (Uila Uil). All’incontro sono intervenuti anche i deputati regionali Gianni Villari (Ds), Beppe Spampinato e Giovanni Barbagallo (Margherita).

«Il governo regionale – spiega Concetta Raia (Flai) – dopo aver siglato l’accordo con le nostre segreterie regionali sul nuovo disegno di legge e averlo approvato anche in giunta, ora per il passaggio all’assemblea scopre di non avere più la copertura finanziaria. Sarebbe una vera beffa. Il disegno prevede tra l’altro la stabilizzazione degli stagionali, l’aumento della superficie boscata, il recepimento automatico del prossimo contratto nazionale».

«Stiamo assistendo a un balletto tra assessorati – aggiunge Gaetano Camarda (Fai) – quando servirebbe invece incrementare la superficie boschiva, dove siamo il fanalino di coda in Italia, e dare produttività vera al comparto dei centocinquantunisti, impiegandoli nelle aree protette abbandonate e nelle zone interne. Questo intervento migliorerebbe il territorio rurale, dando occupazione e sviluppo».

«I lavoratori garantiti e dell’articolo 49 sono a rischio – ricorda Raimondo Cavallaro (Uila) – perché il governo regionale deve recuperare il 50% delle risorse per coprire gli avviamenti di quest’anno. Una situazione che rischia di ripetersi come nel 2005. Devono essere trovati ancora anche i fondi per pagare gli arretrati del contratto vigente».

“Non ci sono fondi, alla Regione, per i lavoratori forestali e per il riordino del comparto – lo afferma l’on. Giovanni Villari (DS) -. Il Governo regionale si è mosso lentamente e questo ci preoccupa. Non si fa campagna elettorale sul lavoro delle persone. La demagogia. E’ una situazione indecente. Il Governo dovrebbe dire come stanno le cose, dire se ha o non ha i soldi per il riordino del comparto. E’ chiaro che se non ci sono fondi la Commissione finanze dell’ARS non potrà continuare l’iter burocratico per la legge di riordino del comparto. I DS hanno una posizione chiara: prima della chiusura dell’ARS devono essere approvati due disegni di legge. Il primo sul riordino del comparto forestale e il secondo relativo ai precari Asu e Puc”.

Le segreterie provinciali unitarie di hanno indetto un attivo dei lavoratori forestali del comparto per domani, lunedì 27 febbraio, alle ore 9,30, nella sala Bonaventura di via A. di Sangiuliano 313. I segretari provinciali di categoria Concetta Raia (Flai/Cgil), Gaetano Camarda (Fai/Cisl) e Raimondo Cavallaio (Uila/Uil) denunciano e richiamano l’attenzione di tutti i parlamentari regionali catanesi «sull’inspiegabile atteggiamento della Giunta di governo che, pur avendo esitato e approvato il riordino della legge regionale 16/96 riguardante la forestazione in Sicilia, non hanno attivato l’iter parlamentare, attraverso le commissioni di merito, per approdare alla discussione definitiva in aula».

Il 15 marzo, Catania sarà presente a Palermo con i suoi cinquemila lavoratori forestali.

G.S.

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Progetto Record in Campania: fondi a chi stabilizza i precari

Lunedì 27 Febbraio 2006

Progetto 'Record'. Fondi a chi stabilizza i precari


Napoli – Le prime misure contro la precarietà del lavoro in Campania partono con il progetto Record: che distribuirà fondi alle imprese disposte a stabilizzare i propri precari, attraverso la conversione e dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato.
Presentato dall'assessore regionale all'Istruzione alla Formazione e al Lavoro Corrado Gabriele, è questo il primo tassello di un percorso che dovrebbe culminare con la legge regionale che istituirà il fondo sulla qualità di lavoro: che potrebbe approdare in Consiglio entro l'estate.
Record, che sta per 'Regolamento della Campania per una occupazione regionale duratura', consentirà alle imprese che hanno contratti di lavoro a tempo determinato di utilizzare le risorse messe a disposizione, circa 57 milioni di euro, per stabilizzare i precari. I nuovi contratti non potranno essere inferiori alle 30 ore settimanali, e i contributi saranno versati per ogni singola unità lavorativa: le aziende dovranno inoltre sottoscrivere l'intenzione di mantenere quel posto di lavoro per almeno cinque anni. Fra le condizioni necessarie all'accesso alle risorse da parte delle imprese, il rispetto dei contratti nazionali delle diverse categorie di lavoro.
Le aziende interessate dovranno inoltre dimostrare di non avere eseguito licenziamenti individuali o collettivi nei 12 mesi precedenti alla richiesta, e di non avere pendenze di giudizio o condanne passate in materia di licenziamenti. Sono previsti 4000 euro per lavoratori di età superiore ai 35 anni, 6000 per le donne appartenenti alle stessa fascia; 5000 per gli uomini over 45, che diventano 7000 per le donne; la fase di sperimentazione prevede l'erogazione di 15 milioni di euro, di cui 5 destinati in particolare alle donne.
'Record' è uno strumento previsto nel fondo regionale della qualità del lavoro - ha spiegato Gabriele - che prevede appunto la trasformazione dei contratti atipici in contratti a tempo indeterminato: in lavoro stabile e duraturo. Ma il progetto riguarda anche i contratti a tempo determinato: che dovranno avere le stesse condizioni degli altri, così come è scritto nel programma dell'Unione. C'è in questo senso un riferimento al costo lavoro del tempo determinato, che deve essere considerato alla stregua di quello indeterminato'.
L'assessore ha dedicato un passaggio ai tempi di attuazione della legge sulla qualità del lavoro: 'Speriamo di consegnare entro l'estate il nostro lavoro al Consiglio: occorreranno i tempi necessari per un coinvolgimento da parte di tutte le parti sociali. Con i gruppi politici, intanto, la discussione è stata avviata'. 'L'obiettivo - è la conclusione - è quello di arrivare prima della nuova legge nazionale'.
Entrambi i provvedimenti pubblicati rappresentano un’importante innovazione dal punto di vista procedurale. E' infatti previsto l'invio on line delle proposte da parte delle aziende interessate. I progetti dovranno essere presentati, a partire dal 20 febbraio 2006, mediante un'apposita procedura informatica cui è possibile accedere attraverso il portale della Regione Campania.
Per l'Avviso relativo ai contratti di lavoro a tempo indeterminato, digitando l'indirizzo: http://avvisofse.regione.campania.it/record, mentre per l'Avviso relativo alla formazione continua l'indirizzo: http://avvisofse.regione.campania.it/avvisopit.
La procedura predisposta consentirà all'Amministrazione regionale di ridurre notevolmente i tempi per l'esame, la valutazione e l'approvazione delle proposte.
Per informazioni �attivo, dal lunedì al venerdì (dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 14,00 alle 16,30), un servizio di help desk al numero 0817966316.

Fonte : comunicato stampa

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1 marzo mobilitazione canili roma

Mercoledi 1 marzo ci sarà la seconda difesa sindacale di una lavoratrice del canile, che è anche una rappresentante sindacale, sospesa dal lavoro e multata, per aver partecipato ad una assemblea il 17 Marzo 2005 presso l'assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole del Comune di Roma di Dario Esposito. Quello era uno dei troppi periodi nei quali non ci veniva pagato lo stipendio, inoltre eravamo in stato di mobilitazione permanente el'assemblea sindacale era stata richiesta.
La risposta di AVCPP, la Onlus che gestisce i canili comunali di Roma, non si è fatta attendere e sono stati mandati richiami a 15 lavoratori e lavoratrici dei canili.
I primi 4 arbitrati presso la DPL la AVCPP li ha persi tutti, ora su questo della nostra rappresentante sindacale, il consulente del lavoro sta facendo la voce grossa, minacciando non solo nostri dirigenti sindacali, ma anche il giudice agitando il fatto di ricorrere alla giustizia ordinaria.
Purtroppo questo è solo l'ultimo degli episodi di malagestione che impera ai canili comunali, a partire dalle assurde violazione della legge 626 nel canile di Casa Luca, dove a dire della ASL e dell'associazione non c'è Ethernit sopra le gabbie, ma fibrocemento di amianto! (ossia l'elemento fuorilegge del materiale ethernit) , fino alla mancanza endemica di operatori, per non parlare dei continui episodi di controllo e repressioni ai danni di un solo sindacato, il nostro, che è stato tra l'altro escluso dalle trattative sindacali per decisione unilaterale dell'associazione su una voce che il nostro sindacato stesse facendo ricerche personali su un dirigente di settore. Per non parlare di come i soldi pubblici vengono spesi in cliniche private per visite mediche chieste da volontari dell'associazione che scavalkcano completamente il parere di medici veterinari, o in corsi di formazione che senza alcun credito o riconoscimento ufficiale regalano a tasche amiche una parte del nostro salario accessorio, nonche di soldi di chi paga le tasse, quando la regione spende milioni di euro in voucher formativi.
Spesso più che in canile a noi ci sembra di essere in manicomio! Intanto la campagna elettorale avanza, e i nostri diritti vengono di continuo calpestati. Come vengono calpestati quelli di altre migliaia di persone impiegati nei servizi del comune di Roma, o dei precari che quotidianamente sono costretti ad inseguire la propria vita rapinata da un sistema lavorativo che somiglia ad uno scenario di guerra.
Noi vogliamo riprendere la parola e dire "ora basta".
Noi ci difendiamo da soli, visto che gli assessori ed il sindaco di questa città non ci hanno mai voluto ascoltare e facciamo appello a quella parte di metropoli precaria che è stanca di subire...

Mercoledi 1 Marzo 2006 il comitato dei canili comunali di Roma e l'USI-AIT convocano un presidio pubblico per le 15 e 30 presso la D.P.L. di via Cesare De Lollis 12.

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Pisa: I precari della ricerca lanciano il referendum per il 29 e 30 marzo

29-30 marzo 2006 consultazione referendaria dei precari e delle precarie della ricerca dell’ateneo pisano.

L’Assemblea dei precari della ricerca dell’Università di Pisa ha avviato da tempo un percorso d’indagine e di confronto sulle condizioni in cui vengono svolte le attività di ricerca e di didattica nella nostra Università da parte delle figure non strutturare e a tempo determinato. Infatti il nostro ateneo eccelle in precarietà: solo grazie al sovraccarico di lavoro sottopagato o gratuito, e senza diritti e tutele, dei precari l’Università di Pisa riesce a garantire corsi di laurea ed insegnamenti sempre più numerosi ed allo stesso tempo a mantenere l’attività scientifica agli attuali livelli di qualità e di avanzamento.
In questi mesi, dopo l’assemblea di ateneo del dicembre 2005, numerose sono state le assemblee decentrate che abbiamo organizzato. Vista l’elevata partecipazione al dibattito nelle diverse l’Assemblea ha quindi deciso di costituirsi in
“Comitato dei precari e delle precarie della ricerca dell’Università di Pisa” allo scopo di organizzare una consultazione referendaria tra tutti i precari della ricerca, con l’allestimento di veri e propri seggi, su una proposta di piattaforma rivendicativa da presentare successivamente all’amministrazione dell’Università di Pisa. Una forma di democrazia partecipata e di consultazione che per la prima volta si svolge nel mondo accademico e che evidenzia il bisogno di tutti i ricercatori precari di riunirsi proponendo rivendicazioni unitarie a partire dalla
propria specifica condizione.
Attraverso tale consultazione, il Comitato intende aprire un tavolo di trattativa con l'Ateneo per ridefinire la politica della ricerca e del reclutamento della nostra università che destini risorse adeguate per un radicale cambiamento delle scelte in materia di precariato universitario
Alla consultazione referendaria parteciperanno tutte le figure che svolgonoi compiti di ricerca e/o di didattica in forme non strutturate e a tempo determinato. Avranno diritto di partecipare alla consultazione coloro che prestano attualmente la loro attività presso l’Ateneo e/o che l'hanno prestata nel corso del 2005, ovverosia borsisti post-laurea e post-dottorato, borsisti in genere, dottori e dottorandi di ricerca (con o senza borsa); assegnisti di ricerca (qualsiasi tipologia/fonte di finanziamento), ricercatori in formazione e/o con contratto a tempo determinato;
professori a contratto (qualsiasi tipologia di contratto a tempo determinato e/o atipico); cultori della materia; contrattisti con incarichi supplementari in collaborazione e/o in conto terzi per le ricerche in corso, per prestazioni d'opera, per prestazioni seminariali, per consulenze occasionali; contrattisti con incarichi di supporto alla didattica per i corsi di laurea di primo e secondo livello, per corsi di perfezionamento, di dottorato e/o per master; collaboratori occasionali, vecchi co.co.co, collaboratori a progetto; altri contrattisti per incarichi di
collaborazione scientifico-didattica non inclusi in quelli elencati.
Il Comitato indica nei giorni 29 e 30 marzo le date della consultazione. La consultazione si terrà mercoledì 29 marzo dalle ore 9.00 alle ore 19.00 e giovedì 30 marzo dalle ore 9.00 alle ore 17.00. A questo proposito il Comitato ha
presentato in questi giorni al governo dell’ateneo una richiesta di incontro per chiedere:1) la concessione di spazi conformi allo svolgimento della consultazione nelle sedi in cui verranno allestiti i seggi, vale a dire: Facoltà di Agraria, Facoltà di Lettere, Facoltà di Ingegneria, Facoltà di Farmacia, Scuola Medica dell’Ospedale di S. Chiara, Palazzo della Sapienza, Polo scientifico ex-Marzotto; 2) la notifica dell’iniziativa referendaria sulle pagine web dell'Ateneo, nonché la sua pubblicizzazione nelle forme elettorali consuete, tramite affissione agli Albi ufficiali di avvisi, manifesti, cartelloni ecc.; 3) la fornitura delle schede e delle urne elettorali.
Riteniamo importante che l’Università ci incontri a breve e che risponda positivamente alle nostre richieste riconoscendo la consultazione e l’esistenza di migliaia di precarie e di precarie senza il cui lavoro la didattica e
la ricerca del nostro ateneo non sarebbe possibile.
Per tutte le informazioni sul referendum http://www.precariunipi.unmondodi.it.

Comitato promotore per una consultazione referendaria dei precari e delle precarie della ricerca dell’Università di Pisa
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Proposta per una piattaforma rivendicativa dei precari della ricerca dell’Università di Pisa (approvata dall’assemblea di ateneo dei precari della ricerca del 13.12.2005)


In Italia sono ormai circa 60000 i soggetti che forniscono a titolo precario almeno il 50% dell’attività scientifica e didattica prodotta negli atenei e negli enti di ricerca. Basse retribuzioni, attività svolte in gran parte gratuitamente, assenza di copertura del welfare, nessuna certezza sulle prospettive di inserimento professionale, contributi scarsi o nulli: ecco le condizioni di vita e di lavoro dei precari della ricerca. L’abbattimento dei costi che deriva dall’aggressione dei diritti si traduce in un pesante peggioramento della qualità complessiva del sistema
pubblico universitario.
La riforma Moratti – in continuità con le precedenti politiche universitarie – non ha fatto che aggravare una situazione già inaccettabile, introducendo ulteriori forme di lavoro a tempo determinato (contratti di ricerca triennali) destinate a sostituire progressivamente la figura del ricercatore a tempo indeterminato.
Pisa, “università dell’eccellenza”, non rappresenta certo una realtà in controtendenza. L’immagine di ateneo d’avanguardia nasconde una verità poco nota all’opinione pubblica: solo grazie al sovraccarico di lavoro sottopagato
dei precari il nostro ateneo riesce a garantire corsi di laurea e insegnamenti sempre più numerosi ed allo stesso tempo a mantenere l’attività scientifica agli attuali livelli di qualità e di avanzamento. Negli ultimi anni il ricorso al lavoro precario si è allargato enormemente e l’introduzione dei cosiddetti ricercatori in formazione ha peggiorato ulteriormente il problema. L’università di Pisa ha un corpo docente di ruolo anziano, composto prevalentemente da professori ordinari e associati, con pochi ricercatori a tempo indeterminato.

Molteplici sono le figure precarie presenti oggi nel nostro ateneo:
•Dottorandi con borsa a finanziamento dell’Università di Pisa;
•Dottorandi con borsa a finanziamento esterno;
•Dottorandi senza borsa;
•Assegnisti di ricerca [Adr] (assegno totalmente finanziato dall’Università di Pisa, cofinanziato o a
finanziamento totalmente esterno);
•Assegnisti di ricerca [Adr] con assegno finanziato dal CNR;
•Borsisti post-lauream e post-dottorato;
•Collaboratori coordinati e continuativi, a progetto ed occasionali;
•Professori a contratto in possesso del titolo di dottore di ricerca;
•Ricercatori in formazione;
•Cultori della materia.
•Specializzandi


Con questa piattaforma integrativa ci poniamo essenzialmente due obiettivi:

1.combattere ed opporsi alla precarietà attraverso una serie di provvedimenti che il nostro ateneo può prendere miranti ad estendere il lavoro a tempo indeterminato e a ridurre considerevolmente le tipologie di lavoro precario;

2.il riconoscimento effettivo dei diritti individuali e collettivi per tutti i precari oggi assunti dal nostro ateneo

CONTRASTARE LA PRECARIETA’

Per quanto riguarda il primo punto chiediamo che l’ateneo:

•nell’ambito della programmazione investa tutte le risorse disponibili per l’assunzione di ricercatori a tempo indeterminato sia attraverso il Fondo di Finanziamento Ordinario sia utilizzando le risorse derivate dai pensionamenti
del personale docente;
•assuma come criterio prioritario la stabilizzazione del personale per adempiere alle attività didattiche e di ricerca necessarie per il buon funzionamento della struttura universitaria senza surrogare funzioni che dovrebbero essere svolte dal personale di ruolo con lavoro non strutturato;
•non stipuli più contratti per attività di didattica o di ricerca sotto i 12 mesi, e che ogni corso di laurea risponda a dei requisiti minimi per ciò che riguarda il numero di docenti strutturati, al fine di arginare, soprattutto per i corsi triennali di recente attivazione, il fenomeno per cui la quasi totalità dell’attività
didattica è svolta da personale non strutturato.


CONOSCERE PER RIVENDICARE

Chiediamo l’istituzione a carico dell’ateneo di un'anagrafe, aggiornata in tempo reale, dei lavoratori non strutturati impegnati in attività di ricerca e didattica attraverso la quale sia conoscibile il numero e le tipologie delle collaborazioni, i dipartimenti di afferenza e il mansionario delle attività effettivamente svolte e da svolgere da parte del personale non strutturato

CONQUISTARE DIRITTI

Chiediamo che l’ateneo:

•Riconosca ufficialmente e certifichi alle figure precarie tutte le attività didattiche e di ricerca da loro realmente svolte; che queste siano retribuite e che sia applicato il principio per cui a parità di mansione vi sia
una parità di retribuzione;
•Garantisca la cadenza mensile nel pagamento delle retribuzioni al personale non strutturato;
•Assuma il principio dell’equiparazione del personale non strutturato a quello strutturato per ciò che riguarda il trattamento in materia di malattia, maternità e ferie;
•Garantisca a tutti i soggetti precari la possibilità di accedere a un fondo individuale da destinare all’attività connessa alla ricerca e alla formazione;
•Riconosca il diritto per i ricercatori precari di essere titolari di progetti di ricerca
•Riconosca e garantisca per tutto il personale non strutturato il diritto di riunione e di assemblea.

www.precariunipi.unmondodi.it/

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Atesia: licenziato per una vignetta (l'Unità)

25 Febbraio 2006

Atesia, licenziato per una vignetta

Il disegno «incriminato» apparso nel giornale dei precari rappresenta un dirigente mafioso

di Michela Bevere

DISOCCUPATO da una settimana, per aver dato «risposte offensive, volgari e ingiuriose» al dirigente del reparto. Questo ed altro ancora accade all’Atesia socie-
tà del gruppo Cos, uno dei più importanti ‘outsourcer’ nel settore dei servizi di contact center. Salvatore un ragazzo di Frascati di 22 anni, si trova così da un giorno all’altro senza lavoro per un «atto di prepotenza» del suo superiore.
Il tutto risale alla pubblicazione di una vignetta sul penultimo numero di «Sfront-End», il giornalino del Collettivo precari Atesia, che ritraeva un boss della mafia seduto sulla sedia della scrivania con di fronte due lavoratori tremanti e terrorizzati. Non vi era alcun riferimento esplicito al dirigente, ma era chiaro lo scopo di voler denunciare i metodi ricattatori dell’azienda e quindi lo stato d’animo dei 4500 lavoratori. «Dopo una settimana, durante un momento di pausa lavoro, il dirigente Atesia ha cominciato ad inveire contro di me, dicendo che siamo solo dei numeri e che ci avrebbero licenziato», ricorda Salvatore, «diceva che lo avevo chiamato ‘coppola’, ma non era vero». Così, qualche giorno dopo, continua il ragazzo «mi ha chiamato nella sua stanza e mi ha detto soltanto: ti avevo avvetito, stai scherzando con il fuoco». A Salvatore non è restato che prendere atto della decisione e presentare immediatamente una vertenza per licenziamento senza giustificato motivo.
Pertanto, ieri il Collettivo precari Atesia ha indetto uno sciopero per il licenziamento «ingiustificato» di Salvatore e per l’imminente scadenza del contratto, prevista per il 31 maggio. Dei 4500 lavoratori Atesia, solo 200 hanno un contratto a tempo indeterminato. «Per tutti noi sono stati stipulati contratti a progetto, e siamo pagati a cottimo, in base al numero delle chiamate e alla durata delle stesse, essendo addetti prevalentemente al servizio Tim ‘119’», racconta Cristian del Collettivo precari Atesia. Quindi, senza garanzie e senza nessuna certezza sul reddito. Tra le questioni ancora da risolvere, c’è anche la futura applicazione degli accordi sindacali del 2004 che prevedono la stipula di contratti d'inserimento e apprendistato, mentre i lavoratori in sciopero chiedono contratti a tempo indeterminato. Tra l’altro, «dopo l’acquisizione della Finsiel, l’azienda ha dei profitti enormi, di un miliardo di euro», commenta Cristian. Nel frattempo, i sindacati stanno cercando di aprire la strada per sistemare la situazione dei lavoratori dell’Atesia. «Vogliamo, innanzitutto, eliminare i contratti a progetto», dichiara Gabriele Mazzariello della segreteria regionale Cgil. «E regolarizzare la situazione di quelli che rimangono, per fargli ottenere pari diritti».

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1/3 ore 10 Tutti con gli LSU a L'Aquila per reddito e lavoro

Alla cortese attenzione della regione Abruzzo, delle Province, dei Comuni

Alla cortese attenzione della Prefettura, della Questura e D.I.G.O.S. di L’Aquila, Pescara, Teramo

Alla cortese attenzione del Comando dei Carabinieri di l’Aquila, Pescara, Teramo

Alla cortese attenzione degli organi di stampa audio, video, cartacei

Oggetto: comunicazioni, richieste e preavviso ai sensi dell’art. 18 T.U.L.P.S. 773/31.

Il sottoscritto Ferranti Settimio (ex L.S.U.) nato il 06/07/1968 a Sant’Omero (TE) e residente a Sant’Egidio alla V. (TE) in Via Nucleo Case Novere n.12 in qualità di portavoce dei lavoratori socialmente utili rientranti nella D.G.R.A. 1071/05 e 67/06 ai sopra riceventi richiede e comunica manifestazioni e incontri il 01/03/06 dalle ore 10 in poi all’Emiciclo dell’Aquila e dal 02/03/06 ad oltranza anche la notte alla sede della giunta regionale di Viale Bovio 425 a Pescara con una delegazione di lavoratrici/tori A.S.U. & altri cittadini ed associazioni che vorranno aggregarsi. Il motivo delle manifestazioni è: che non vengano applicate in Abruzzo le leggi 30 (Maroni/Biagi) e 53 (Moratti) e/o altre leggi che privatizzano e precarizzano i servizi, il lavoro, i saperi e la vita dei lavoratori; che mediante la coesione e sinergia d’intenti tra i governi nazionale, regionale e locali si mantengono e garantiscano gli stanziamenti economico – finanziari regionali già assunti dell’art. 23 L.R. 15/04 e degli artt. 125 e 192 della L.R. 06/05 (leggi finanziarie) finalizzandone la spendibilità, ed incarichi e commesse di servizi – in primis quelli dei comuni che usufruiscono di lavoratori socialmente utili – alla Teramo Innovazione S.p.A. come viene fatto e si sta facendo per altre società a prevalente capitale pubblico create per lo stesso scopo, nonché la risoluzione delle varie problematiche di normativa (se ce ne sono!?) finanziarie e di strumento d’attuazione (vedi i 2 milioni di € per il 2005 e il restante pluriennale di 4 milioni di € bloccati, i primi dall’assessora Bianchi e dal direttore Moroni alle attività produttive, adducendo come motivazione - invece di risolvere il problema con un riassetto complessivo - che i fondi non erano stati dati ai soci fondatori della Te. Inn. S.p.A. perchè la regione Abruzzo non aveva delle quote in house nella società costituita ed i secondi annullati – invece di trovare le risorse economiche - con ipotetiche mancanze di copertura finanziaria e fondi pluriennali tagliati, da una delibera di giunta inserita nella finanziaria per il 2006 dal consiglio regionale, quando la Collabora S.p.A. dell’Aquila per le stesse finalità in 5 anni ha divorato oltre 25 milioni di € e con la provincia dell’Aquila ed altri enti ne chiede altrettanti!); che venga stralciato l’art. 127 della L.R. 06/05 (legge finanziaria); che venga programmato ed attuato per le manifatture, tessile, abbigliamento e pelletteria della Val Vibrata (circa 13.000 disoccupati iscritti CPI su 70.000 abitanti) e del teramano le stesse cose messe in campo per il polo elettronico dell'Aquila e cioè il prolungamento degli ammortizzatori sociali a chi è già scaduto non come mero assistenzialismo ma in attesa degli interventi opportuni in materia tra i quali la riconversione produttiva valutando l'opportunità di creare distretti industriali e servizi pubblici connessi ad ok e/o migliorare in qualità quelli esistenti! Con certificazioni etica e formazione pianificata mirata e finalizzata alla piena e indeterminata occupazione in essi, ampliando il sistema di servizi pubblici collegati ivi andrebbero ad essere stabilizzati i 236 (52 + 5 svantaggiati della Val Vibrata - TE) L.S.U. d'Abruzzo; che vengano assunti a tempo indeterminato i 57 (52 L.S.U. + 5 svantaggiati) lavoratori utili della Val Vibrata (TE) ed il portavoce Ferranti Settimio (che aveva lavorato nella Te. Inn. S.p.A. come co.co.co. sino al 30 settembre 2005) nella Teramo Innovazione S.p.A. come richiamato dall’art. 23 L.R. 15/04 e successive modificazioni ed integrazioni; che vengano prorogate almeno sino a fine 2006 con fondi nazionali e/o regionali le attività socialmente utili dei 231 L.S.U. d’Abruzzo rientranti nella delibera di giunta regionale 1071/05 (proroga delle attività socialmente utili che scadrà il 30 aprile 2006) e quelle dei lavoratori che dal 2000 a tutt’oggi avendo svolto lavoro socialmente utile non sono stati ancora ricollocati con contratti a tempo indeterminato, in attesa dei risolutivi ed opportuni interventi legislativi in materia (vedi circolare ministeriale 187/00 esplicativa del D. 81/00); che il pubblico - politica compresa -, i privati ed in particolar modo i centri per l’impiego rispettino la privacy, le richieste, i voleri e la libertà degli L.S.U. di auto determinare e decidere il loro futuro lavorativo e non essere solo merce di scambio della domanda e dell’offerta con il welfare to work: l’assistenza pubblica concepita non come mero assistenzialismo, ma come sostegno che si può perdere se non ci si attiva - L. 291/04 – il lavoratore che rifiuterà un’offerta di lavoro “congrua” anche a termine - minimo 9 mesi - ed inferiore al 20% rispetto al salario e alla sua professionalità perderà il sussidio; che venga dato uno stop legislativo alle richieste di lavoratori con o senza ammortizzatori sociali ed ai bonus e alle agevolazioni per quegli enti che non predispongono progetti di ricollocazione con contratti stabili per gli L.S.U., in modo da garantire ai cittadini – che pagano fior di tasse - servizi efficienti efficaci e di qualità ed agli L.S.U. il diritto al reddito al lavoro e ad un’esistenza libera e dignitosa; che venga finanziato dal governo regionale con risorse proprie e non, l’istituzione del progetto cittadinanza solidale innalzando l’assegno temporaneo di sostegno al reddito nei momenti di non lavoro dalle previste 350 € ad almeno 1000 €. Il sottoscritto dichiara di avere richiesto il consenso scritto ai comuni di Pescara e l’Aquila, per l’occupazione del suolo pubblico dei luoghi interessati dalle manifestazioni. N.B.) la delegazione di L.S.U. in rappresentanza dei rientranti nelle D.G.R.A. 1071/05 e 67/06 s’incatenerà pacificamente su delle sedie con vicino uno striscione giallo di 4 mt. con scritto in blu “Lavoro Garantito o Salario Sociale – L.S.U.” e volantinando attuerà lo sciopero della fame e se nulla di positivo accadrà anche clamorose ed eclatanti. A fargli compagnia ci sarà una bara bianca con su scritto “il lavoro morì appena nato, grazie alle inadempienze del Ministero del Lavoro, della Regione Abruzzo, della Provincia di Teramo, dei Comuni del Teramano, con la complicità dei Sindacati e di I-taglia Lavorò”. In attesa di Vostra cortese comunicazione/risposta scritta alla presente, si porgono distinti saluti.

Sant’Egidio alla V. (TE) 26/02/06 Ferranti Settimio (portavoce L.S.U.) 0861841807 - 3382074265 settimioferranti@libero.it - Nucleo Case Novere, 12 – 64010 - S.Egidio V. (TE)

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26.2.06

6 marzo sciopero alle Poste

QUESTO ACCORDO NON CI PIACE!

Il 13 Gennaio 2006 Poste Italiane SpA e OO.SS. concertative hanno siglato un accordo che non sana affatto l’annosa questione dei “precari” in azienda, ma li sottopone ad un vergognoso ricatto, penalizzando fortemente sia i 13.000 lavoratori reintegrati a seguito di sentenza giudiziale che i 17.000 non ancora riammessi in servizio.
NOI NON CI STIAMO!
Il Coordinamento Nazionale Precari Poste,
insieme al Cobas PT-CUB, Slai Cobas e Cobas Poste promuove lo

SCIOPERO NAZIONALE DEI LAVORATORI PRECARI

LUNEDI 6 MARZO 2006
(a partire dal turno montante la notte fra il 5 ed il 6) con
MANIFESTAZIONE A ROMA ore 11
(Palazzo Poste – Viale Europa 190)

Allo sciopero possono partecipare tutti i colleghi
che intendono esprimere solidarietà alla lotta, anche in considerazione
degli “intrecci” inevitabili tra le diverse situazioni in una categoria
sottoposta ad una devastante strategia di mercato

I precari delle Poste porteranno una proposta alternativa all’accordo
per ottenere, finalmente, una soluzione che significhi
ASSUNZIONE PER TUTTI!

Facciamo appello ai lavoratori precari (reintegrati e non) e a tutti i lavoratori solidali a partecipare allo sciopero e alla manifestazione. Per i reintegrati che volessero aderire all’accordo-ricatto il termine ultimo è fissato per il 14 Marzo.

Per questo è nell’interesse di tutti mobilitarsi
per ottenere condizioni migliori!

UN’ALTRA SOLUZIONE E’ NECESSARIA E POSSIBILE!

COORDINAMENTO NAZIONALE PRECARI POSTE
Francesco (PA) 3349660772 Roberto (RM) 3337499761
COBAS PT-CUB tel. 022663474 e-mail cobaspt@tiscalinet.it
SLAI COBAS Mario (FI) 3392879545 Daniela (MI) 3478456611 e-mail cobasptf@tin.it
COBAS POSTE Pietro (RM) 3381128954 Alfonso (RM) 3803584149 cobasposte@cobasposte.it

Da varie località stiamo organizzando pullman per la manifestazione

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25/2 I precari dello spettacolo contestano i César

Nella serata del 25 febbraio, la cerimonia di premiazione è stata turbata dalla contestazione dei lavoratori precari dello spettacolo.

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6/3 - 5/6 Sei faccia a faccia su Welfare, mercato del lavoro e istruzione

Sei faccia a faccia su Welfare,
mercato del lavoro e istruzione

seminario organizzato da noproject (cioè da noi, eh)

Sede: Barrio’s, via Barona angolo via Boffalora, Milano

È un luogo comune che esistano almeno due sinistre, una moderata, l’altra radicale. In genere si riesce con qualche difficoltà a definire la prima come riformista, col risultato di trovarsi in pieno imbarazzo a dover attribuire il termine rivoluzionario all’altra. Si prova allora con la coppia “compatibile/antagonista”, non senza suscitare reazioni polemiche, distinguo, o anche grasse risate. Stessa sorte tocca alla coppia innovatori/conservatori: tutti vogliono essere innovatori e pensano che i conservatori siano gli altri.
Il fatto è che cambiando i temi concreti del confronto, di volta in volta cambiano anche i posti assegnati e chi puntava alla radicalità appare ora resistenziale, chi voleva innovare ora sembra timorato.
Possiamo guardare col sorriso a questi dibattiti, purché portino a confronti fruttuosi. La tassonomia delle differenze a sinistra infatti non è un tema molto interessante: più interessante è capire come e in che termini forze diverse potranno trovare il modo di accordarsi su programmi concreti di (si spera) governo: saranno accordi al ribasso o al rialzo? Si cerca il minimo comune denominatore o si è in grado di puntare a un comune multiplo?

Senza montarsi troppo la testa, Noproject, gruppo di iniziativa politica e culturale, tenta di mettere un po’ di carne al fuoco organizzando sei faccia a faccia tra rappresentanti della ricerca sociologica ed economica, e ponendo loro alcune domande: come trasformare il Welfare, il mercato del lavoro, la scuola e la formazione, l’università, il diritto alla casa? Che fare delle riforme attuate dai governi di centrodestra? Che significa fare diversamente?

La struttura di massima degli incontri sarà questa: due relazioni tendenzialmente “di campo opposto”, che prenderanno al massimo 30’ entrambe, e poi spazio al dibattito e al contraddittorio.



Il programma degli incontri: temi e domande


6 marzo, ore 21, Barrio’s
Il mercato del lavoro
Come estendere le garanzie e le tutele che attualmente proteggono solo alcune categorie di lavoratori in modo giusto ed efficace? Si può garantire una copertura di Welfare State (pensionistica ma non solo) efficace per tutti i contratti al di là della loro durata? È opportuno mirare a estendere a tutti i contratti a tempo indeterminato? Oppure al contrario si devono immaginare forme di protezione esterne al lavoro, nella società, in termini di beni e servizi, con cui calmierare una generalizzazione della flessibilità? Quali forme di protezione servono, intorno a quali bisogni sociali (reddito, formazione, casa, comunicazione, famiglia)? È opportuno considerare tali reti di protezione un diritto di cittadinanza o è preferibile vincolarle alle dinamiche del mercato del lavoro?
Relatori: Paolo Barbieri (sociologo) Vs Antonio Lareno (dirigente sindacale)

20 marzo, ore 21, Barrio’s
Gli ammortizzatori sociali e il reddito di cittadinanza
La spesa sociale in Italia è 3 punti di PIL più bassa della media europea, ma il sistema è strutturato in modo tale da superproteggere taluni rischi sociali e da lasciarne scoperti altri. Per questo motivo molti cittadini scontano sia un’assenza di protezione per nuovi e vecchi bisogni, sia una scarsa qualità dei servizi erogati, a fronte di una generale scarsa attitudine del welfare italiano a risolvere problemi di ridistribuzione e a garantire migliore accesso alle opportunità in modo equo e aperto. Quali sono le conseguenze sociali in termini di andamento della disuguaglianza? Come si fa a migliorare la qualità dei servizi, a renderli meno disciplinari e burocratizzati e più efficienti, più personalizzati, più utili? Quali le proposte attualmente sul tappeto per intervenire? Pubblico/privato, Welfare State Versus volontariato: quali sono le alternative esistenti in UE? Che modello di flexicurity?
Relatori: Cristina Tajani (economista) Vs Marco Leonardi (economista)

3 aprile, ore 21, Barrio’s
Il diritto alla casa
È di moda, sia tra studiosi che tra politici, parlare di “fine delle classi sociali” e di processi di “individualizzazione del rischio” che renderebbero inutili le concettualizzazioni della disuguaglianza in termini di collettività, cioè di classe. Spesso viene messa in dubbio anche la sensatezza, in generale, delle politiche volte alla riduzione della disuguaglianza. Eppure le disuguaglianze sociali esistono ancora, e in vari casi tendono ad aumentare. In particolare, l’accesso alla casa sembra essere diventato uno dei fattori di disuguaglianza più rilevanti. Gli studi sul tema, rari ma in aumento, mostrano che il peso delle differenze di classe sulla proprietà della casa non solo diminuiscono, ma aumentano. Cosa significa questa tendenza? Che politiche della casa possono essere immaginate e praticate?
Relatori: Teresio Poggio (sociologo) Vs Antonio Trimarchi (economista)

8 maggio, ore 21, Barrio’s
L'università e la ricerca
Come sta cambiando l’università italiana? L’articolazione dei cicli di studi universitari in lauree di primo e secondo livello ha cambiato l’offerta formativa? È mutato il legame tra università e sistema produttivo e, più in generale, tra università e società? E ancora: come sta evolvendo la qualità della partecipazione degli studenti allo spazio-tempo università? Queste domande si sono aggiunte negli ultimi anni a riflessioni su quello che dovrebbe essere lo status di docenti e ricercatori; da un parte chi sostiene che per garantire la libertà e l’autonomia di insegnamento non si può rinunciare alle tutele del lavoro a tempo indeterminato, dall’altro chi pensa che l’introduzione di criteri di flessibilità andrebbe a intaccare le attuali modalità di reclutamento, notoriamente opache e personalistiche, permettendo maggior efficienza ed efficacia nell’erogazione del servizio. Come si concatenano questi problemi, e verso quale modello di Università stiamo andando?
Relatori: Piero Macchi (chimico) Vs Gabriele Ballarino (sociologo)

22 maggio, ore 21, Barrio’s
La scuola
Partire dagli obiettivi che il sistema scolastico deve darsi sembra opportuno per orientarsi nella giungla di proposte e controproposte. Qual è la posta in gioco in termini di uguaglianza delle opportunità di accesso e di prospettive di mobilità sociale futura? Grazie alle risposte a questa domanda è possibile passare a una formulazione più precisa e centrata dei problemi più urgenti. Ad esempio: cosa nasconde la soppressione della distinzione tra formazione generalista (licei) e formazione indirizzata all'occupazione (istituti tecnici e professionali)? In che relazione sta questo problema con la più complessiva riforma dei cicli e con il tanto auspicato innalzamento dell’obbligo? Per finire con gli aspetti legati ai finanziamenti e all’organizzazione, ovvero: quanti soldi e a chi? Quale autonomia? Per gestire quali servizi?
Relatori: Daniele Checchi (economista) Vs Gabriele Ballarino (sociologo)

5 giugno, ore 21, Barrio’s
Il welfare locale e l’impresa sociale
Il Welfare cresce anche in tempi di decentramento amministrativo. Quali sono i necessari vincoli alla sussidiarietà per evitare che si trasformi in una scorciatoia alla privatizzazione (e monetizzazione) strisciante dei servizi? Si può farne un mix virtuoso tra pubblico e privato sociale? Come garantire l'esigibilità dei diritti universali dei cittadini insieme all'efficienza? È possibile individuare dei modelli regionali, o addirittura comunali, di politiche sociali? È possibile costruire modelli di micro-imprenditorialità non profit che uniscano efficienza, capacità di rispondere ai bisogni e "correttezza" delle relazioni lavorative?
Relatori: Paolo Barbieri (sociologo) Vs Sergio Silvotti (dirigente Arci)

scarica il volantino (pdf)

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I precari della navigazione dello Stretto di Messina

I precari della navigazione dello Stretto di Messina

Sono scesi in piazza già due volte dall’inizio dell’anno per rivendicare il diritto al lavoro ed alla stabilità i precari impegnati da Rete Ferroviaria Italiana nel traghettamento dei treni sulla rotta Messina-Villa S. Giovanni. Si tratta di quei lavoratori che da più di un decennio sostituiscono il personale di ruolo, superando di gran lunga la percentuale del 10% prevista dal contratto nazionale esclusivamente in caso di aumento della produttività.
I precari della navigazione dello Stretto di Messina

Ma, per quanto riguarda la navigazione nello stretto di Messina, parlare di aumenti di produttività è del tutto fuori luogo: ci troviamo infatti in quella parte d’Italia su cui incombe l’ombra del Ponte, la grande opera a cui Rete Ferroviaria Italiana sembra non voler proprio rinunciare – nonostante l’esplicita contrarietà delle popolazioni - ostinandosi a legare indissolubilmente i propri piani di sviluppo per l’area dello stretto alla realizzazione della megainfrastruttura.

L’utilizzo di marittimi con contratto “a viaggio” – di conseguenza - è diventata una consuetudine allarmante. La triste realtà che smentisce i sempre promessi e mai attuati programmi di sviluppo e stabilizzazione e che è frutto del totale disinteresse dell’azienda nei confronti della navigazione. L’erosione costante della stabilità del lavoro e dei diritti connessi , infatti, va di pari passo con la caduta dei livelli di sicurezza da garantire ad utenza ed equipaggi . L’utilizzo a rotazione trimestrale dei precari- denunciano le organizzazioni sindacali- impedisce ai lavoratori, che vengono impiegati per soli 78 giorni all’anno, di acquisire l’indispensabile praticità e padronanza di tutte le unità navali e dei mezzi di sicurezza in dotazione. Da queste considerazioni prende le mosse la proposta dei sindacalisti d’istituire un turno particolare che, nel comune interesse, stabilizzi, se pur parzialmente, i marittimi che ruotano nel servizio. L’assenza di risposte da parte aziendale su questo tema- afferma il delegato regionale dell’ORSA navigazione Mariano Massaro – fa pensare che RFI non abbia alcuna intenzione di privarsi di lavoratori senza diritti i quali, a tutela del pur minimo reddito garantito dall’imbarco saltuario, si sottopongono, loro malgrado, ai turni massacranti e alle costanti pressioni psicologiche esercitate dalla dirigenza aziendale che ha così ridotto al minimo anche le assunzioni a tempo determinato.

Nel frattempo l’attesa del ponte sembra essere un freno solo per il settore pubblico: le liberalizzazioni imposte dall’Europa in materia di navigazione e la necessità di risolvere il serio problema dell’attraversamento della città di Messina da parte dei Tir hanno provocato un vero e proprio boom del traghettamento privato. Le società di navigazione si fanno una concorrenza sfrenata a base di tagli al costo del lavoro e risparmi sulla sicurezza. In questo scenario- ricordano ORSA e CUB- il settore pubblico dovrebbe caratterizzarsi per una politica fondata sull’ incremento della qualità dell’offerta. La risposta di RFI a queste sollecitazioni invece è stata l’acquisto delle navi Budelli e Razzoli , due carrette del mare che non sono passate al vaglio di ben tre commissioni tecniche preposte a valutare l’opportunità economica dell’acquisto, con il risultato che l’attivo in bilancio ottenuto con l’impegno del settore commerciale e con l’abbattimento del livello occupazionale sta per trasformasi in deficit a causa del prevedibile decremento del trasporto del gommato dovuto alla palese inadeguatezza delle navi che l’azienda ha voluto contro ogni ragionevole valutazione.

L’ovvia conclusione a cui giungono perciò le organizzazioni dei lavoratori è che da questa situazione si può uscire solo se si è in grado di andare aldilà dell’emergenza, ricominciando a parlare di programmazione , restituendo alla politica quel ruolo di indirizzo dell’economia che solo può garantire pari attenzione tanto all’efficienza quanto al valore del lavoro.

Su questa strada la vertenza della navigazione qualche risultato lo sta ottenendo: il Comune di Messina - nella persona dell’assessore al lavoro di Rifondazione Alfredo Crupi - ha preso l’impegno di attivare tutti gli strumenti di programmazione di cui dispone e intanto sta affiancando i lavoratori nella richiesta all’azienda di assumersi la responsabilità del ruolo strategico che le compete nell’economia cittadina. Si determinano così, entro un percorso in cui si intrecciano conflitto, discussione pubblica, ripresa di un ruolo forte da parte della politica, i presupposti per fare della lotta dei naviganti dello Stretto il punto di riferimento di quei tanti lavoratori per i quali fino a ieri la condizione di precario si accompagnava alla solitudine ed all’assenza pressoché totale di solidarietà da parte dei colleghi “garantiti”.

Liberazione, 25 febbraio 2006.


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I precari dell'università (Isola Possibile)

I precari dell’università
di Red online - 25 febbraio 2006

La protesta negli atenei denuncia l’insofferenza dei ricercatori alla condizione di precariato. Il D.D.L. moratti consegna l’università alle logiche del mercato.

di Salvo Tinè

La protesta e la mobilitazione dei lavoratori a termine della ricerca pubblica, cui abbiamo assistito in questi giorni, sfociata nell’iniziativa della “settimana contro la precarietà” ha di nuovo richiamato l’attenzione su uno dei più gravi e drammatici problemi del nostro sistema dell’università e della ricerca scientifica: quello della sempre maggiore flessibilizzazione e precarizzazione del lavoro intellettuale dei giovani ricercatori negli Atenei come negli Enti di ricerca. Non c’è dubbio che negli ultimi dieci anni il fenomeno della precarizzazione si è fortemente aggravato: nelle sole università i ricercatori precari sono, infatti, già 55.000; si tratta di una massa enorme di lavoratori intellettuali, alla quale l’Università italiana non riesce, in questo momento a fornire alcuna credibile prospettiva di reclutamento, nemmeno nel lungo periodo. Ciò a fronte del più basso numero di ricercatori a tempo indeterminato d’Europa, che in Italia ammontano a 70.000, mentre in Francia sono 170.000, in Germania 270.000.

I processi di flessibilizzazione del lavoro nel settore della ricerca hanno corrisposto in questi ultimi dieci anni ad una precisa volontà politica delle classi dirigenti del nostro paese, tesa a smantellare il ruolo stesso dell’università pubblica come principale fattore di sviluppo economico e civile del paese. La condizione di precarietà di tantissimi giovani ricercatori italiani, diventata drammaticamente cronica è esattamente ciò che le nostre classi dirigenti vogliono perpetuare allo scopo di creare una nuova divisione del lavoro, fondata su una più esasperata e prevalentemente artificiosa gerarchizzazione dei ruoli e delle funzioni. Le politiche di selvaggia riduzione dei finanziamenti agli Atenei insieme a quelle di blocco o di restrizione delle assunzioni hanno finito per moltiplicare, in modo abnorme, nuove e atipiche forme di lavoro flessibile quali le collaborazioni coordinate e continuative, i contratti a progetto, le prestazioni d’opera, ecc, sottoposti a regolamenti d’ateneo di fatto sottratti ad ogni controllo sindacale, e privi di ogni diritto e tutela.

Il ddl Moratti sullo stato giuridico della docenza universitaria intende rendere permanente ed elevare a sistema questa condizione di fatto: esso prevede l’abolizione della figura stessa del ricercatore e la sua sostituzione con una nuova figura di contrattista a tempo determinato (3 anni più al massimo altri tre anni). Si tratta di una figura che non sostituisce le attuali forme di precariato ma si aggiunge ad esse. Riducendo le figure permanenti ai soli professori ordinari e associati, il disegno di legge blocca, così, nel medio periodo, ogni prospettiva di accesso in ruolo per una parte degli attuali lavoratori precari. L’ulteriore peggioramento della già drammatica condizione di precarietà dei lavoratori della ricerca che il ddl Moratti introduce, risulta, perfettamente coerente con la più generale impianto della riforma universitaria, mirante ad ottenere una totale subordinazione dell’Università alle esigenze di un mercato del lavoro sempre più frammentato: si pensi all’introduzione della possibilità per l’impresa privata di finanziare l’istituzione di una cattedra per professore ordinario, perfino per chi non avesse ottenuto, tramite concorso, l’idoneità alla cattedra stessa; oppure, ancora alla divisione dello stipendio dei docenti in una parte fissa ed in una parte variabile stabilita sulla base di ambigui criteri di produttività e di efficienza. In questo senso precarizzazione e privatizzazione si saldano strettamente.

Non è chi non veda come colpendo così duramente non soltanto le condizioni e le prospettive di lavoro di migliaia di giovani aspiranti ricercatori ma a anche, più in generale, la stessa autonomia della ricerca e del lavoro scientifico si umiliino e si mortifichino proprie quelle potenzialità e risorse intellettuali di cui pure questo paese avrebbe bisogno per uscire dalla condizione di declino economico ed industriale nella quale continua a versare. In realtà dietro l’attacco ai diritti e alle garanzie del lavoro intellettuale si cela un più generale ed organico disegno di ristrutturazione dell’intero sistema della ricerca e della formazione universitaria; un disegno che intende privare l’Università di ogni capacità di visione generale dei problemi e delle esigenze della società ovvero di ogni finalità civile e democratica.

Precarizzare il lavoro intellettuale dei giovani aspiranti ricercatori, serve, infatti, a rendere questi ultimi sempre più deboli e ricattabili ovvero sempre meno motivati ad un impegno di ricerca autenticamente funzionale ad esigenze e bisogni di tipo pubblico e sociale. In tal senso il fenomeno della precarizzazione del lavoro intellettuale costituiscono in tal senso un momento fondamentale di quel più generale processo di dequalificazione dell’Università al quale abbiamo assistito in questi anni e che la stessa introduzione del cosiddetto 3+2 ha ulteriormente aggravato.

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25.2.06

La regione Campania stanzia fondi per le imprese che assumono precari

23.2.2006 - 14.46

LA REGIONE STANZIA FONDI ALLE IMPRESE CHE ASSUMONO I PRECARI

Varati i progetti che permettono l'utilizzo dei contributi europei

'Sfruttare i fondi europei è la nostra ultima possibilità per creare lavoro in Campania'. Con queste parole stamattina l'assessore regionale all'Istruzione, Formazione e Lavoro Corrado Gabriele ha parlato dei nuovi interventi mirati all'occupabilità, in occasione di una conferenza stampa organizzata presso la sala Giunta di Palazzo Santa Lucia. 'Le istituzioni - ha detto Gabriele - devono essere al servizio del mondo del lavoro'. In quest'ottica, l'assessore ha presentato il progetto 'Occupare conviene', ossia una serie di inziative per ridurre la precarietà lavorativa. Il progetto, inoltre, costituir�parte di una legge sul lavoro che la Regione sta studiando insieme alle organizzazioni sindacali.
Fra i provvedimenti di prossima attuazione c'è il progetto 'Record' (Regolamento della Campania per un'Occupazione Regionale Duratura), che destina 57 milioni di euro alle imprese che stabilizzeranno i propri lavoratori precari. Si prevede che almeno 3000 persone passino da contratti di collaborazione a contratti a tempo indeterminaato. Ancora poco, come dichiarato dall'assessore, per una regione in cui i contratti atipici sono 100mila. La Campania destiner�altri fondi europei per le regioni 'Obiettivo 1' alla formazione continua nelle imprese dei distretti industriali e alla realizzazione di nuovi corsi di formazione finalizzati all'assunzione. Per Corrado Gabriele, infatti, la Regione deve aiutare non solo chi ha perso il lavoro ma anche chi un lavoro non ce l'ha mai avuto. Quattordici milioni di euro sono riservati per le imprese mentre venti sono i milioni che saranno investiti nella formazione.
[Diego Dionoro]

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Foto spezzone precario alla manifestazione in solidarietà agli operai delfi

VENERDI’ ORE 16 PIAZZA DELLA REPUBBLICA MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI DELPHI DEINDUSTRIALIZZAZIONE E PRECARIATO VERSO LE MACERIE…... Due facce della stessa medaglia: nei territori dove i settori tradizionali e i lavori garantiti indietreggiano, avanzano nuovi settori che fanno del lavoro precario la loro caratteristica pricipale. Essere venerd�in piazza significa affrontare tutti insieme la precariet�sul lavoro e nella vita che si sta materializzando in tutti noi e guardare in maniera critica il nostro futuro PARTECIPA ALLO SPEZZONE PRECARIO DI SOLIDARIETA’ AGLI OPERAI DELPHI VENERDI’ ORE 16 PIAZZA DELLA REPUBBLICA PREcari AUTorganizzati LIVORNO

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Ricerca Delphi sul futuro del lavoro

DELPHI 2006 2006-2008 ATTENZIONE A PRECARI MA RESTANO CONFLITTI
24/02/2006 17:45

L'Aquila, 24 feb. (Apcom) - Una maggiore attenzione alla riduzione dei pericoli legati alla flessibilità del lavoro; politiche di sostegno alle persone che lavorano con le forme contrattuali più precarie; rafforzamento degli ammortizzatori sociali in entrata e in uscita dal mercato del lavoro; nessuna revisione della varietà delle forme contrattuali previste dalla legge Biagi. E' questo lo scenario del lavoro in Italia nei prossimi tre anni, delineato dalla ricerca Delphi 2006, realizzata da Telecom Italia Learning Service e S3.Studium. Questo tipo di indirizzi delle politiche del lavoro avrà luogo sia nel caso in cui a vincere le elezioni sarà il centrosinistra, sia nel caso in cui sarà il centrodestra.

Dall'indagine emerge che, nonostante la maggiore attenzione ai lavoratori precari, i prossimi anni non saranno privi di conflitti. Nell'agenda dei rapporti tra il Governo e le parti sociali saranno prioritari lo sviluppo, poi l'occupazione e, infine, la politica dell'immigrazione. Quanto alla innovazione organizzativa del lavoro, a far da padrone non sarà l'aumento di flessibilità dell'orario lavorativo ma l'individuazione di formule organizzative più premianti la produttività dei singoli lavoratori. Tornerà ad aumentare, inoltre, l'interesse delle imprese per gli investimenti sul capitale umano, cioè sullo sviluppo delle competenze del proprio organico. Aumenterà anche il ricorso ad Internet per il reclutamento, soprattutto per mansioni di routine.

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Cagliari: i precari antinsetti continuano ad occupate la provincia

venerdì, 24 febbraio 2006
Precari antinsetti: nessuna bagarre

Palazzo della Provincia
Prosegue in un clima di distensione, l'occupazione della sede cagliaritana della Provincia di Cagliari da parte dei lavoratori precari del centro antinsetti. Dopo le accuse reciproche lanciate mercoledì e dopo il chiarimento a distanza con il presidente della Provincia, ieri è ripreso il confronto sindacale con la pubblica amministrazione: E mentre i lavoratori gettano acqua sul fuoco, l'opposizione di centro destra in consiglio provinciale chiede di discutere della vertenza nella prossima seduta.

CAGLIARI - Molto rumore per nulla. Una bagarre che non c'è mai stata e a cui tutti sino al giorno prima hanno giurato di avere assistito, incomprensioni politiche miracolosamente ricucite all'interno di una variegata maggioranza e sindacati distensivi sulla soluzione Pro-Service, se non vi sono altre strade. In mezzo a tutto questo ci sono i 30 lavoratori precari del centro provinciale antinsetti che da quattro giorni stanno occupando la direzione generale dell'amministrazione in Viale Ciusa a Cagliari.

Dopo che il Presidente Graziano Milia aveva riportato i toni della vertenza su posizioni meno accese, anche i lavoratori, 24 ore dopo e successivamente all'incontro tra Cgil e parte pubblica, gettano acqua sul fuoco sui fatti di mercoledì sera. Presunte aggressioni, verbali e non, accuse reciproche e interruzione del dialogo hanno lasciato spazio, come per magia, ad un clima sereno e disteso. “La vicenda di mercoledì è stata fraintesa – ha esordito il dirigente Cgil, Luca Locci, dopo una conferenza stampa della minoranza di centrosinistra che ha chiesto che di quanto è accaduto si parli nella prossima seduta del Consiglio provinciale – Non vi è stata nessuna scazzottata, non è successo nulla, è stata solo alzata la voce tra i lavoratori ed il presidente Milia”. Locci ha chiesto che “cessino le strumentalizzazioni politiche sulla vicenda”, mentre ha riferito che le interlocuzioni tra la Cgil e l'Amministrazione provinciale stanno proseguendo e che in questi prossimi giorni si potrebbe già arrivare ad una soluzione positiva della vertenza.

Intanto però c'è chi non vuole mettere tutto sotto una pietra e chiede lumi. “C'è in gioco la credibilità del Consiglio e dell'Istituzione Provincia – ha detto il consigliere dell'Udc, Patrizio Buccelli – Non mi va che i lavoratori passino per provocatori e gente irresponsabile”. Buccelli annuncia che lunedì prossimo, alla ripresa dei lavori dell'Aula riferirà di presunte minacce ricevute da Milia. Anche Gianluca Grosso (AN) chiede di riportare la vertenza in Consiglio provinciale e di verificare attentamente quali sia la soluzione migliore per i lavoratori, che ora attendono in occupazione di sapere quale futuro verrà riservato loro: all'interno della Pro-Service, come sostiene da tempo la Provincia, o nell'organico dell'Ente come vorrebbero gli stessi precari.

24.2.06

Euromayday, se il conflitto è precario (il manifesto)

A Milano da tutta Europa per preparare il primo maggio dei movimenti. Tre giorni di incontri.
Tre giorni di intensi dibattiti e centinaia di persone provenienti dall'Italia e da mezza Europa, per il meeting di preparazione dell'Euromayday 2006. Ricercatori che si muovono tra i tavoli di discussione, attivisti, precari, creativi che chiacchierano. E poi gruppetti intenti a guardare i video dell'Euromayday 2005, scambi di mail, qualche confronto a muso duro, ma sempre sui contenuti, e infine due plenarie che - dopo un inizio «guardingo» - hanno espresso confronti, riflessioni e prospettive pratiche. E' una boccata d'ossigeno questa tre giorni, ospitata dal Pergola Move di Milano, specie per il «movimento» italiano, alla ricerca di un ambito comune di discussione, dopo gli screzi dello scorso anno e l'incombenza elettorale pre mayday. Non è un caso che il «topic» della discussione sia stato quello di trovare un terreno comune su cui innervare le «parole d'ordine» dell'Euromayday 2006, a dimostrazione che lo spirito dell'evento è quello di un processo di attivazione e partecipazione, confermate, nel tempo, dai numeri (centomila persone a Milano nelle ultime due edizioni). Durante le assemblee - difficoltose un po' per l'uso dell'inglese come lingua «ufficiale» (specie per gli italiani), un po' per le istanze diverse delle varie realtà partecipanti - si è dunque discusso di quali contenuti inserire nel percorso politico che porterà alle parade dei precari e precarie il primo di maggio.

Alcuni aspetti hanno prevalso su tutto, durante le fasi assembleari: la necessità di creare un meccanismo virtuoso di partecipazione, capace di coinvolgere altri precari attraverso strumenti di autorappresentazione, la volontà di trovare un terreno collettivo di «rivendicazione» nei confronti dell'Europa e, infine, il bisogno pratico di un momento comune in grado di «lanciare» la manifestazione europea. Si è, infatti, discusso di Europa. Di istituzioni, ma anche di corporations, di reddito, di precariato sociale, di cpt, di iniziative, di «no work», di conflitto, di partecipazione e rappresentazione. E ancora di «global rights», di progetti correlati al percorso europeo, come «Maytag», definita una «radical zine for today's flexible&disposable generation» (fanzine radicale per la moderna generazione flessibile e precaria), da distribuire durante la parade e di «Euromayday exchange», un progetto che consentirà spostamenti di attivisti per l'Europa: una sorta di «erasmus» per militanti. Al termine del meeting, il bilancio è considerato positivo: «Innanzitutto - dice uno degli `ospiti' italiani - quest'anno la mayday vedrà un aumento delle città partecipanti», con Grecia e Cipro «new entry» e altre città in alcuni paesi che già lo scorso anno ospitarono la mayday. In secondo luogo, è emersa una volontà di dotarsi di «headlines» comuni, nell'ambito dello spazio politico europeo. La mediazione tra le varie realtà partecipanti è stata quella di confermare l'esigenza di un momento comune - ad esempio una conferenza stampa - che preceda e che lanci l'Euromayday, in una città (ancora da definire) che veda sul proprio territorio «simboli» dell'Europa politica o economica. Un appuntamento che lancerà mobilitazioni pre-parade e che porrà sul tavolo politico europeo i precari, con il proprio immaginario, le proprie rivendicazioni e la necessità di attivarsi e autorappresentarsi. «Senza conflitto, non c'è rivendicazione», chiosa un ragazzo di Salonicco, Grecia. Le discussioni proseguiranno in mailing list, per definire i dettagli di quanto discusso a Milano e lanciare il «countdown».

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23.2.06

[Belgio] Sciopero del personale precario della società svizzera Bluecomm

Flexblues: il personale precario della società Bluecomm in sciopero!

Comunicato alla stampa, alla società Bluecomm e alla Fondazione Free

Siamo dei lavoratori precari - studenti, disoccupati... - assunti in Belgio francofono dalla società svizzera Bluecomm per far riempire dei questionari nel quadro di un'inchiesta sullo "spirito d'impresa" fra i giovani valloni e di Bruxelles nella fascia di età 15-24 anni. Rappresentiamo la maggioranza degli impiegati di questa società in Belgio. Di fronte a condizioni di lavoro e di retribuzione particolarmente cattive e a pratiche che ci sembrano non rispettare i nostri diritti più elementari, abbiamo deciso di scioperare con le seguenti rivendicazioni.

1) I responsabili della società Bluecomm hanno esplicitamente incitato i lavoratori a prestare le loro opere in nero: nessuna informazione sui contratti era disponibile alle sedute informative organizzate al momento del reclutamento, siamo stati incitati al lavoro in nero per maggior semplicità, verbalmente all'inizio, con incentivanti salariali poi. Coloro che dsiderano essere dichiarati non riceveranno i 12 € previsti a questionario ma 7,70 € netti. Gli altri manterranno i 12 €.Anche dopo aver insistito, nessuno di noi è riuscito ad avere un contratto di lavoro. disponiamo di prove (e-mail e registrazioni vocali) di quello che affermiamo.

Esigiamo dei contratti di lavoro in debita forma.

2) Siamo pagati in modo forfettario e non per ore di lavoro. Abbiamo diritto a 12 euro (lordi) per questionario riempito quando, tutto compreso, il tempo stimato per riempirlo gira intorno alle 2-3 ore. Le nostre spese di telefono e di trasporto necessarie per trovare la persona da interrogare (l'inchiesta è condotta secondo il metodo delle "quote", che implica l'obbligo da parte del sondaggista di trovare profili precisi) non sono rimborsate, salvo i francobolli per rispedire i questionari riempiti a Bluecomm e le bevande ("non alcolizzate") che abbiamo dovuto offrire...Riceviamo quindi un salario che ruota intorno a un massimo di 4 euro all'ora (senza considerare i costi non quantificabili)

Esigiamo una retribuzione forfettaria netta di 25 euro per questionario e il rimborso completo delle spese.

La società Bluecomm si risera allo stato attuale delle cose il diritto di invalidare unilateralmente i questionari che riempiamo. Non saremo pagati per i questionari invalidati.

Esigiamo una modifica della procedura di validazione dei questionari.

Invieremo a Bluecomm i questionari compilati (che abbiamo deciso di conservare per il momento a titolo di protezione, derisoria senza dubbio, ma pazienza) nel momento in cui queste tre condizioni avranno ricevuto una risposta positiva.


Inoltre, constatiamo che la società Bluecomm e le sue pratiche indifendibili non sono che i subappaltatori di un affermato e si suppone rispettabile organismo belga: la Fondazione Free, essa stessa composta dall'elite economica belga (Compagnie Nationale à Portefeuille s.a., Electrabel, Fortis Banque s.a., GlaxoSmithkline Biologicals s.a., Lhoist s.a., Groupe Siemens Belgique/Luxembourg s.a., Sonaca s.a.) Questo chiama, ci pare, a una reazione di fronte a Bluecomm da parte di queste diverse strutture se esse stesse non vogliono essere assimilate alle pratiche sei loro subappaltatori.

Se le nostre richieste non saranno soddisfatte entro mercoledì alle 23.07 organizzeremo un'azione di protesta sullo spazio pubblico per denunciare le pratiche di cui siamo vittime (diamo fin da ora appuntamento alla stampa a Bruxelles, davanti alla Borsa giovedì alle 13.30)
Abbiamo deciso di dare al nostro movimento il nome di Flexblues e abbiamo aperto il sito http://flexblues.be sul quale troverete informazioni complementari.

Per maggiori informazioni, contattate il nostro portavoce Bob il Precario al numero +32 499 39 29 38

Firmato: il collettivo Flexblues

Giornalisti verso nuovo sciopero

Giornalisti verso nuovo sciopero

Esaminata la possibilita' di una o piu' giornate di protesta

(ANSA) - ROMA, 23 FEB - La Giunta dell'Fnsi esamina la possibilita' di attuare una o piu' giornate di sciopero generale prima delle elezioni politiche del 9 aprile. Lo sciopero riguarderebbe i giornalisti delle aziende che applicano il contratto Fieg. La Giunta della federazione della Stampa si riunira' nuovamente nei prossimi giorni per le determinazioni conseguenti, che saranno anche sottoposte alla discussione nella Conferenza Nazionale dei Comitati e dei fiduciari di redazione fissata per il 17 marzo.

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24/2 Sciopero dei metalmeccanici a Livorno

Venerdì 24 febbraio sciopero generale dei metalmeccanici dalle 15 alle 19.

Manifestazione con concentramento in piazza della Repubblica e corteo sino a piazza Civica.

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22.2.06

Immagine per il titolo


Forestali: 15 marzo sciopero regionale e manifestazione

Forestali: 15 marzo sciopero regionale e manifestazione

Palermo, 22/02/06 - I forestali siciliani sciopereranno il 15 marzo e terranno una manifestazione a Palermo per chiedere al governo regionale il varo della legge di riforma del settore, in attuazione dell’accordo sottoscritto con l’assessore all’agricoltura e foreste il 30 novembre scorso. Lo hanno annunciato Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil in una conferenza stampa. I segretari dei tre sindacati di categoria, Salvatore Lo Balbo (Flai), Fabrizio Scatà (Fai), Gaetano Pensabene (Uila) hanno definito lo sciopero un “atto di tutela nei confronti dei lavoratori rappresentati”, ai quali “non si puo’ parlare di accordo storico per poi disattendere gli impegni presi- hanno sottolineato- e finalizzati allo sviluppo produttivo di un settore importante” . Nei giorni scorsi l’assessore al bilancio Cintola ha parlato di difficoltà a reperire i fondi per la riforma che ammontano a circa 120 milioni di euro. I sindacati gli mandano a dire: “Non intendiamo assistere ancora- ha affermato Lo Balbo- al teatrino della politica, con i vari esponenti del governo che si contraddicono. Se ci sono difficoltà finanziarie le vengano ad ufficializzare nelle sedi competenti, cioè nelle commissioni parlamentari”. I sindacati dicono no anche a quello che hanno definito “il tentativo di mettere lavoratori di categorie diverse gli uni contro gli altri, precari contro forestali, innescando una sorta di guerra tra poveri” . Secondo Flai, Fai e Uila “le risorse che servono al riordino della forestazione sono peraltro ‘briciole’, in rapporto a quello che spendono altre regioni, ma finalizzate a far fare al settore un importante salto di qualità, sottraendolo alla concezione assistenzialistica, e facendo diventare i lavoratori una vera e propria categoria professionale”. Lo Balbo, Scata’ e Pensabene hanno ricordato che l’accordo, che riguarda 35 mila forestali, prevede un organico con “3.820 lavoratori a tempo indeterminato, 12.721 a 151 giornate e il resto a 78, che opereranno su obiettivi concreti e individuati come l’incremento della superficie boschiva e per la produzione di ricchezza”. A una stabilizzazione e migliore finalizzazione dell’occupazione, nel tempo corrisponderà peraltro una riduzione del personale, attraverso il meccanismo dei contingenti a esaurimento . “L’intervento nel settore forestale- ha sostenuto Gaetano Pensabene (Uila) - è una scelta strategica. Pensiamo che la regione non possa dare sovvenzioni a questo o quel settore in momentanea crisi, com’e’ il caso dei viticoltori, e poi tenere la forestazione in una logica assistenzialistica”. Ha aggiunto Scatà: “ E’ un’intesa pensata per dare produttività al settore a beneficio anche delle comunita’ locali. Se qualcuno pensa di usare l’accordo dei forestali come strumento di campagna elettorale – ha sottolineato- sappia che il sindacato non lo consentirà”. E’ un accordo che è costato tre anni di trattative e 5 scioperi di categoria. Flai, Fai e Uila fanno insomma sapere che “con il sindacato non si scherza”. E che giorno 15 è solo il primo appuntamento di una battaglia che si protrarrà fino al varo della legge.

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Rapporto Almalaurea: laureati meno disoccupati, ma più precari

"UNIVERSITA': LAUREATI MENO DISOCCUPATI, MA PIU' PRECARI Frena il calo dell'occupazione tra i laureati (-0,5 per cento dal 2003 al 2004) ma aumenta il lavoro precario. E' quanto emerge dall'ottavo rapporto di Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato oggi presso l'universita' di Roma Tre, che ha coinvolto 36 atenei e quasi 74 mila ragazzi che hanno conseguito il titolo di studio. Il calo dell'occupazione risulta ridotto per via dell'aumento del numero di giovani che continuano a studiare, ma, sia ad uno, che a tre e a cinque anni dalla laurea, sembra difficile trovare un lavoro stabile, soprattutto nel settore pubblico. La percentuale di occupati ad un anno dal conseguimento del titolo passa dal 54,2% del 2003 al 53,7% del 2004, mentre aumenta di 0,3 punti percentuali la quota di coloro che si dichiarano in cerca di lavoro. A tre anni dalla laurea, l'occupazione e' aumentata di quasi un punto (dal 72,9 per cento del 2001 al 73,8 per cento del 2002), mentre a distanza di cinque anni, resta sostanzialmente stazionaria (era 86,4 tra i laureati del '99, e' diventata 86,3 tra quelli del 2000). Altro elemento di riflessione e' fornito dall'analisi del tasso di disoccupazione che, nell'arco dell'ultimo anno, fa registrare una contrazione sia ad uno che a tre anni dalla laurea (-1,5 per cento) e una stazionarieta' dopo cinque anni. Proseguono il lavoro iniziato prima di finire gli studi 27 laureati su 100. Il lavoro stabile, tuttavia, e' passato dal 40,8 per cento della rilevazione del 2000 ad un massimo del 45,7 per cento l'anno successivo, per poi ridiscendere al 40 per cento sino al 2004. Restano invariate le attivita' autonome (12 per cento circa), mentre calano i contratti a tempo indeterminato (dal 34 del 2000 al 27 per cento del 2004).

(AGI) (22 febbraio 2006 - ore 16.04)

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Riunione a Roma degli sportelli autorganizzati

IL 28 FEBBRAIO 2006 DALLE ORE 19.30 IN POI PRESSO LO SPORTELLO LAVORO “R.E.D.S.” IN VIA DEI LATINI 73 (S. Lorenzo)
RIUNIONE PUBBLICA DELLA “RETE AUTORGANIZZATA DEGLI SPORTELLI” E DI CHI FA ATTIVITA’ SIMILARE AGLI “SPORTELLANTI” (su LAVORO, CASA, IMMIGRATI, DIRITTI) NEI TERRITORI O AL LAVORO

Dopo mesi di intervento TERRITORIALE che
vedono Laboratori Sociali, Associazioni utenti e consumatori, sindacati antagonisti come l’USI e Circoli del Prc tenere aperti 6 sportelli a Roma in collegamento con tentativi simili in altre città, con l’obiettivo di praticare ed estendere la lotta di classe autorganizzata, dentro e fuori i luoghi di lavoro e di sfruttamento – l’autoformazione
sindacale e l’informazione su tematiche quali lavoro/reddito, casa e immigrati, oggi ci appare opportuno giungere ad una definitiva realizzazione, a partire dalla situazione romana, di una rete degli sportelli.

Il tentativo che stiamo portando avanti è una proposta
aperta, unitaria, solidale, egualitaria, conflittuale, rivolta a
tutte/i coloro che si sono già autorganizzati e/o che si vogliono
ribellare al destino di restare o diventare lavoratori sottopagati, precarizzati, intimoriti, minacciati; o giovani senza lavoro e senza reddito, anziani con pensioni sempre più di povertà; o utenti di servizi pubblici sempre più costosi, scarsi, scadenti e privatizzati; o consumatori taglieggiati da un’inflazione reale ben più alta di quella ufficiale; o famiglie, coppie e singole/i senza casa; o studenti di una scuola pubblica sempre più degradata e funzionale al profitto e alla selezione classista; o abitatori di un ambiente sempre più inquinato,
deturpato, distrutto dal dissesto idrogeologico, dalla cementificazione
senza freni, dall’immenso esercito dei veicoli a motore; o migranti vittime di razzismo, umiliazioni e privazione o menomazione dei diritti di cittadini e lavoratori … L’elencazione potrebbe continuare, ma ci siamo capiti.

L’intervento che ci ha portato alla costruzione degli
sportelli territoriali non è limitato al mondo del lavoro, ma allargato alla società nel suo insieme; ricerca, attraverso un confronto libero e franco, l’unità d’azione più larga possibile tra soggetti collettivi realmente antagonisti e non vuole imporre alcuna predominanza, ma richiede pari dignità, importanza e responsabilità tra i soggetti che aderiscono al progetto.
Il compito che come sportelli ci proponiamo è di costruire anche forme di solidarietà reale, adottando come metodo il
conflitto sociale e utilizzando come strumento l’autorganizzazione.

Per tutto questo ed altro ancora invitiamo tutti a partecipare alla riunione che si terrà IL 28 FEBBRAIO 2006 DALLE ORE 19.30 IN POI PRESSO LO SPORTELLO LAVORO “R.E.D.S.” IN VIA DEI LATINI 73 (S. Lorenzo)

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[euromayday] report dal secondo incontro (milano, feb 2006) : Italy imc

Report sintetico dal secondo incontro euromayday dello scorso week end a Milano in PergolaMove
La seconda assemblea euromayday (tenuta il 17-18-19 febbraio 2006 a Milano in PergolaMove) e' stata molto partecipata: praticamente erano presenti tutte le
mayday dell'anno scorso (ad eccezione di Barcellona) e alcune citta' che aspirano quest'anno ad unirsi al processo di mobilitazione europea (salonicco, atene, berlino, galizia). Dall'Italia erano presenti persone da Milano, Roma,
Torino, Bologna, Trieste, Napoli.

La prima giornata di assemblea e' partita molto bene con molti piccoli gruppi informali che si sono ritrovati a ragionare sui punti all'ordine del giorno:

1. contenuti (parole chiave e rivendicazioni da lanciare alla mayday006 - euromayday 006)
2. lancio comune, visibilità comune, conferenza stampa comune
3. a che punto è la costruzione della rete fra le varie mayday
(exchange, maytag, webring)
4. che cosa organizzerà di nuovo la rete euromayday quest'anno?

Ciascun gruppo aveva al suo interno un facilitatore che ha poi sintetizzato e composto un piccolo reader per la plenaria pomeridiana. Nei gruppi informali la partecipazione alla discussione e' stata molto alta, generando un alto livello
di confronto e di costruzione di ragionamenti comuni.

Nella plenaria pomeridiana si sono affrontati solo due dei quattro punti all'ordine del giorno: il punto relativo ai progetti e al "network building" e' stato rimandato al giorno dopo, mentre il punto relativo a che cosa ogni gruppo
realizzera' per la mayday e' stato rimandato alla lista (considerato che per molti la preparazione del primo di maggio era ancora in alto mare).

Il punto riguardante i contenuti e' stato molto controverso e il dibattito si e' centrato principalmente sugli obiettivi su cui concentrarsi e sulle rivendicazioni da portare avanti con forza. Durante la discussione sopratutto nel giorno successivo si e' riusciti a raggiungere alcuni punti comuni mentre alcuni punti sono stati lasciati alla redazione e discussione collettiva in
lista. Tutti si e' stati d'accordo nell'identificare nell'autorganizzazione dei precari e delle precarie contro la precarieta' il leit motif dominante della mayday parade e si sono individuati i diritti sociali globali indipendentemente
da lavoro e da cittadinanza come un elemento rivendicativo centrale. L'elenco delle rivendicazioni specifiche (non delle richieste, ma delle forme in cui questi diritti sociali si esplicitano) saranno parte dell'appello che diversi si
metteranno a scrivere e proporre in lista.
Circa gli obiettivi dopo aver ribadito che il processo euromayday e' un processo basato sulla partecipazione dei precari e delle precarie, e sull'attivazione diretta delle persone nella costruzione di un immaginario comune, si e' trovato un accordo generale nell'individuare nelle forme concrete
del potere europeo uno degli obiettivi da individuare e colpire nell'appello e nelle parole d'ordine della mayday di quest'anno.

Ultimo punto contenutistico dibattuto e' stato il nome euromayday: pur riconoscendo la non volonta' di limitare il processo alla dimensione dell'Unione Europea, alcuni ritenevano importante dare peso al fatto che i gruppi che
partecipano alla mayday vengono dal territorio geografico dell'Europa, ovviamente con un approccio transnazionale. Altri gruppi, in particolare Berlino, hanno suggerito la possibilita' di usare solo il termine Mayday Parade, tralasciando ogni prefisso. Sul punto non c'e' stata una decisione chiara, e
probabilmente il discorso e' ancora aperto.


Un secondo punto molto dibattuto e' stato quello relativo a come lanciare quest'anno l'euromayday. Tutti hanno valutato importante aggiornare il meccanismo del countdown con una dimensione piu' forte e visibile, sia verso i media, che verso la possibilita' dei gruppi locali far emergere i conflitti su cui stanno lavorando.
Dopo una discussione fitta di incomprensione e di tensioni si e' riusciti a raggiungere una mediazione: si fara' infatti un giorno di azioni delocalizzate in cui una azione in particolare rivestira' il ruolo di azione "principale", forse a Bruxelles (il collettivo di Liegi dovra' verificare la fattibilita').
Nello stesso giorno ci sara' una conferenza stampa unitaria con collegamenti a conferenze stampa locali in modo da ottimizzare l'impatto sia sui media locali che su quelli internazionali.

Parte della discussione e' stato anche il meccanismo da implementare per quanto riguarda il countdown, ovvero la serie di azioni che l'anno scorso hanno preceduto e lanciato la euromayday.
Su questo punto le proposte sono state due ma non hanno raccolto grandi entusiasmi, contrariamente alle aspettative di chi le proponeva :)
Da un lato la proposta "puzzle" in cui si vedevano le azioni delocalizzate precedenti la mayday come una sorta di puzzle la cui figura finale sarebbe stata visualizzata solo componendo i report e i contenuti di tutte le azioni.
Dall'altro la proposta della "ruota della sfortuna" che avrebbe voluto organizzare una sorta di campionato di azioni, scioperi, picchetti e quant'altro in giro per l'europa contro una serie di obiettivi decisi collettivamente, per poi far confluire i primi classificati in una sorta di estrazione del "target designato" per questa mayday attraverso una ruota della sfortuna (dei
precarizzatori ovviamente). Il tutto cercando di mettere in evidenza il concetto di "precarizzare i precarizzatori" e di partecipattivismo decentralizzato.

Per quanto riguarda il punto sui progetti sono stati fatti reciproci aggiornamenti su come si stanno sviluppando. Durante il dibattito sono anche emerse altre proposte, che verranno sviluppate in lista euromayday.

Al momento i principali progetti sono:

- MAYTAG : lo schema e la proposta grafica e' ormai abbastnaza ben definita, ma il gruppo aspetta ancora proposte di contenuti dai singoli nodi dell'euromayday. Il progetto , lo ricordiamo, e' quello di una zine distribuita in multiple lingue durante tutte le mauyday, con la funzione di costruire un lessico e un'autonarrazione comune rispetto a quello che ha
significato in questi anni il processo della mayday

- EXCHANGE: il progetto vuole essere un modo per trovare i fondi necessari a garantire che attivist* da tutta europa possano viaggiare in altri luoghi, per poter vivere direttamente e condividere le esperienze di mobilitazione e di costruzione di reti locali messe in campo dai singoli processi locali della mayday.

- WEBRING: il progetto vuole essere un modo per indagare la realta' della precarieta' e dei conflitti in europa, lungo le direttrici dei nodi locali della mayday.

- RADIO: il gruppo di Amburgo ha proposto l'idea di costruire momenti di report e di approfondimento radio in collaborazione con altri gruppi europei. I ragazzi di Napoli e quelli sloveni hanno messo a disposizione i lavori fatti
nei precedenti anni e le loro esperienze

- EMD CONFERENCE: dato il livello di dibattito elevato si e' proposto di trovare i fondi per una conferenza di una settimana in cui sviscerare alcune questioni
in profondita' con i tempi e i modi necessari ad un confronto dignitoso tra le varie posizioni emerse in assemblea.

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